Femmicidio Giulia Tramontano, la sentenza della Corte di Appello di Milano dice che non ci fu premeditazione

 



Alessandro Impagnatiello avvelenò Giulia Tramontano con «somministrazioni tossiche» di topicida per mesi non perché aveva premeditato l'omicidio della 29enne ma per farla abortireLo si legge nelle motivazioni attraverso le quali la Corte d'Appello di Milano spiega perché nella sentenza dello scorso giugno ha deciso di confermare la condanna all'ergastolo dell'ex barman dell'Armani Cafè, escludendo l'aggravante della premeditazione nell'omicidio.

La sentenza, emessa il 25 giugno, a cui i familiari della vittima avevano reagito con toni durissimi. «Vergogna, vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto», aveva scritto la sorella Chiara, aggiungendo anche che: «L'ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su internet 'quanto veleno serve per uccidere una donna'. Poi l'ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione». Furono 37 le pugnalate inferte a lei e al piccolo che aspettava in grembo, Thiago, al settimo mese di gravidanza.