Strage di Paderno, vittime colpite con 68 coltellate dal ragazzo 17enne



"Provo dolore, pentimento, vorrei tornare indietro", ripete anche al suo legale il ragazzo di 17 anni, che ha ucciso con 68 coltellate il padre, la madre e il fratellino di 12anni. E davanti ai pm prova stavolta a fornire in qualche modo una spiegazione, che manca, parlando di una sorta di atto di "emancipazione".   Ieri il giovane è stato interrogato per la seconda volta per un paio d'ore. Gli inquirenti hanno voluto da lui dettagli e precisazioni soprattutto sulla dinamica del triplice omicidio, sul modo in cui, dopo aver atteso che si addormentassero, ha prima infierito sul fratello, che dormiva in camera con lui, e poi in successione ha accoltellato mamma che era corsa nella camera a seguito del trambusto e anche il papà. Arrivato in soccorso.

"Provavo un disagio, un'angoscia esistenziale, ma non pensavo di arrivare a ucciderli, non mi so spiegare cosa mi sia scattato quella sera, purtroppo è successo", ha detto, in sostanza, all'avvocato di fiducia Amedeo Rizza. 

 Rispetto alle prime dichiarazioni nei verbali su quel "pensiero di uccidere" che andava avanti da ormai giorni, il legale, dopo il colloquio, ha voluto chiarire che "mai" il ragazzo avrebbe pensato che il suo "malessere", quel senso di "estraneità" dal mondo, potesse portarlo "ad ammazzare la propria  famiglia". 

Eppure, secondo gli inquirenti, il ragazzo, descritto da tutti come un bravissimo ragazzo, molto a modo e studioso, avrebbe calcolato gli orari e gli spostamenti nell'abitazione, dopo la festa che si era tenuta in casa per il compleanno del papà, per attuare la strage verso le ore 1.55 della notte tra sabato e domenica scorsi.  Di fronte alla domande sul "perché", sul movente, il ragazzo avrebbe fornito un quadro più preciso del suo disagio, che lo portava a voler essere "libero" anche dalla famiglia, senza "imputare" ai genitori e al fratello alcun che. Voleva emanciparsi da loro - è questo il senso delle nuove dichiarazioni - si sentiva soffocare e per questo li avrebbe uccisi.   

Chiede ora di vedere i nonni. Nonni che gli sono molto vicini, nonostante la grande tragedia che stanno vivendo per quanto gli  è capitato. Il ragazzo intanto dovrà essere affidato ad un tutore, un avvocato, collega del suo legale di fiducia, perché nessuno della famiglia, e dei nonni,  può fargli da tutore, essendo parte lesa nei fatti. 

Il giovane, inizialmente, che ha chiamato egli stesso il 118 per dire “Venite, ho ucciso mio padre”. I soccorritori avevano allertato subito i carabinieri che lo ganno raggiunto in un attimo, trovandolo fuori alla villetta dove vivevano e in mutande ricoperto di sangue dappertutto.  

In un primo momento il ragazzo - che non presentava ferite - aveva riferito di aver colpito solo il papà, dopo averlo trovato accovacciato nella cameretta del fratellino con accanto un coltello e la madre con il 12enne morti. Un racconto che aveva subito non convinto del tutto gli inquirenti, anche se dall'inizio era stata esclusa l'ipotesi di una rapina, vista anche la casa come era stata trovata in ordine. ''Lui ha immediatamente  ritrattato la versione iniziale e ha confessato i tre omicidi'' spiega in conferenza stampa la procuratrice del tribunale per i minorenni di Milano, Sabrina Ditaranto. 

Frequentava il liceo scientifico Gadda di Paderno e a giorni avrebbe iniziato la quinta. Giocava a pallavolo, usciva con gli amici, dalle testimonianze emergerebbe che si tratteebbe di un ragazzo come tanti. Ma nessuno aveva intercettato quel “disagio”, che egli viveva e celava. “Non so davvero come spiegarlo. Mi sento solo anche in mezzo agli altri”. A casa come con gli amici, che non gli mancavano: “Non avevo un vero dialogo con nessuno. Era come se nessuno mi comprendesse”. Nei prossimi giorni cominceranno i colloqui con gli psicologi dove ora si trova presso il Beccaria. E oltre ai previsti colloqui con educatori e psicologi, hachiesto di potersi confessare con don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria. Il ragazzo avrebbe anche chiesto di incontrare il cappellano. "Appena mi ha visto, ha voluto subito confessarsi- ha spiegato il sacerdote a Famiglia Cristiana -. Ho trovato un ragazzo fragile, chiaramente provato ma molto lucido e in grado di comunicare". E ha aggiunto: "Quello che ho percepito, e che riscontro in tanti ragazzi che vivono con me in comunità, è che c'è un vuoto interiore profondo".