Violenza psicologica

In queste pagine parleremo delle varie forme di violenza psicologica, e come affrontarle.

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Ci sono diversi nomi che la legge dà alla violenza psicologica.  Questa forma di violenza, a seconda che determinate condotte vengano perpetrate nei confronti della vittima durante un rapporto amoroso, familiare oppure sul posto di lavoro.

La violenza psicologica è un abuso emotivo, mentale e verbale. È una forma di maltrattamento che resta in genere nascosta, ma rimane una delle espressioni più devastanti e manipolatorie di esercizio di potere e controllo sulla persona che ha come scopo la sopraffazione e l'umiliazione della vittima.

La violenza psicologia si esplica in denigrazione della persona fino al punto da farle perdere il senso di identità, dignità e coscienza del proprio valore attraverso critiche, accuse ingiustificate, svalutazione, menzogna, denigrazione e ricatti.

Ma come riconoscerla? 

Violenza di coppia

Quando la violenza psicologica è commessa all’interno di una coppia, è realizzata da una persona vicina, una persona che si ama. La prima cosa che subisce la vittima è essere spiata e isolata. Poi c'è il silenzio. Altra forma che può essere utilizzata come abuso psicologico: il silenzio aumenta l’ansia della vittima, provocando insicurezza e abbassando il livello di autostima.

La vittima può finire con lo scusarsi per qualcosa che non ha fatto pur di riavvicinare la persona. Nella coppia, la persona che commette abuso emozionale accusa l’altra persona di mentire, tradire o accusarla di ogni minima cosa (non fa altro così, che proiettare la sua responsabilità sull’altro).

Violenza in famiglia 

Forme di violenza psicologica compiute in famiglia non sono diverse da quelle esercitate all’interno della coppia proprio perché colui che esercita la violenza tende oltre che ad esercitarla sul partner, direttamente, o indirettamente, anche sui figli: con possesso, controllo, ricatto anche non manifesto. «Se non fai come dico non ti amo più e ti lascio».  Mettendo in atto anche comportamenti denigratori nei confronti del partner tali da indurlo ad un calo di autostima nella sua vittima e in una posizione di sottomissione. Come anche apprezzamenti negativi, continui, sull'aspetto fisico, oppure sulle proprie capacità e condotte del partner. Poi anche minacce, e umiliazioni e botte davanti ai figli. 

Violenza sul lavoro 

La violenza psicologica sul lavoro si manifesta come conseguenza del deterioramento delle relazioni interpersonali e dell’organizzazione lavorativa. 

Il termine “mobbing” viene trasferito da Heinz Leymann (psicologo svedese) nel contesto lavorativo mutuandolo dall’etologia (studi di Konrad Lorenz). In senso letterale, il “mobbing” equivale ad “accerchiamento per attaccare”. In ambito lavorativo, può verificarsi con comportamenti ripetuti di minaccia, umiliazione e intimidazione contro un dipendente o un gruppo di dipendenti. Da parte di superiori o da colleghi. Comportamenti volti ad intaccare l’integrità mentale della persona che viene sottoposta ad uno stress eccessivo: carico di lavoro sproporzionato, umiliazione, svalutazione del suo operato, ostilità relazionale che hanno come fine quello di escludere la persona dal luogo di lavoro e portarla al licenziamento o licenziarla anche in tronco. La vittima può arrivare a sviluppare disturbi d’ansia (DPTS), per ciò che vive quotidianamente.  

Il mobbing implica un abuso di potere, e la vittima viene a trovarsi nella condizione di non avere una via d'uscita. E di potersi difendere. 

Nel caso in cui il mobbing sia messo in atto da responsabili, direttori, superiori, si parla in questo caso di “bossing”.

In altri articoli, parleremo anche di questi argomenti in maniera più specifica e dettagliata.